8 marzo 2021

Nel corso dell’ultima settimana mi ha colpito la notizia, passata piuttosto inosservata sia dalla pubblica opinione che dalla maggioranza dei quotidiani e dei media, riguardante il grande ritardo e la confusione in ordine alle vaccinazioni anti covid 19 in favore di soggetti disabili.
In particolare si è levata la protesta di genitori rappresentanti associazioni di persone disabili; inoltre decisamente incisivi, e particolarmente toccanti al riguardo, sono stati alcuni interventi sia televisivi che sulla carta stampata svolti dal giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti padre di un ragazzo autistico
Partiamo, però, da un dato di fatto fondamentale: l’articolo 32 della nostra Costituzione così statuisce:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Ciascun individuo ha diritto, conseguentemente ed in modo immediato alla salute, intesa non solo come cura di malattie e/o infermità fisiche/psichiche, ma come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, secondo le definizioni fornite anche da ultimo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tale diritto alla salute, inteso come miglioramento di qualità della vita, deve intendersi esteso contro tutti gli elementi nocivi, ambientali o che a causa di terzi, possano ostacolarne il reale esercizio.
In quanto diritto sociale del cittadino a pretendere una serie di interventi a difesa del suo bene-salute, v’è l’obbligo dello Stato a predisporre, tramite un’organizzazione sanitaria idonea, le prestazioni necessarie per realizzarne il godimento effettivo e globale.
A fronte di quanto sopra appare del tutto incomprensibile come il piano vaccinale predisposto nelle scorse settimane dal governo all’epoca in carica in relazione alle persone disabili sia ancora fermo o proceda a rilento. Ancora peggio per i loro caregiver, familiari e operatori. Tutti questi cittadini, e prima ancora persone, scontano i ritardi generali riscontrati nella effettuazione delle vaccinazioni; in sostanza tutti siamo in attesa e/o veniamo vaccinati in ritardo e i disabili ancora di più; ma quello che più colpisce è come ciò avvenga con indicazioni incomprensibili, incongruenze, con patologie previste come prioritarie rispetto ad altre, simili, fuori dagli elenchi; insomma con una mancanza di riconoscimento all’uguaglianza non solo fra le persone/cittadini nel diritto al trattamento sanitario ma anche e soprattutto all’interno delle stesse persone affette da disabilità.
Insomma niente vaccino per i disabili e neanche per gli operatori a causa del ritardo nell’approvvigionamento dei vaccini; così almeno ci viene detto. Ma le incongruenze maggiori riguardano le differenziazioni delle patologie previste come prioritarie nella “fase 2”, ai limiti della discriminazione. Ad esempio è stato rilevato da alcuni studiosi come sia stata inserita come prioritaria la Sla “…ma non si capisce perché non siano state considerate tali la Distrofia muscolare e la Sma (Atrofia muscolare spinale) che appartengono alla stessa “famiglia” e, pur se meno gravi, sono molto simili, in particolare da un punto di vista respiratorio….”. Circostanza che non avviene in altri Paesi dove tutte le persone che hanno problemi respiratori di questo tipo sono trattati allo stesso modo dal punto di vista vaccinale
Questa la difficile situazione a livello nazionale, mentre solo tre Regioni, Emilia Romagna, Lazio e Abruzzo, hanno messo in campo proprie iniziative, ma con metodologie diverse, a conferma di una grande confusione. E ancora una volta a rimetterci sono le famiglie dei disabili che per tutelare i propri cari tengono gli stessi a casa da mesi senza le preziose attività riabilitative e socializzanti. In particolare autistici e altri disabili mentali, completamente dimenticati tra i prioritari. Tali persone necessitano, infatti, di un supporto educativo continuo che in questo momento è completamente mancato così come è mancato il rispetto di altri principi / diritti che dovrebbero essere garantiti a queste persone come il diritto allo studio ed all’inclusione sociale. Insomma viene fatta una discriminazione anche fra i soggetti che sono già sfortunate vittime di problemi legati alla loro salute
Un’evidente disparità di trattamento. E in alcune Regioni va anche peggio perché alcune strutture come i centri di riabilitazione, pur ospitando disabili anche gravi e in regime residenziale, non sono state inserite nella prima fase di programma vaccinale.
Sul tema si è levata nei giorni scorsi anche la voce del neo-ministro per le disabilità Erika Stefani la quale ha riferito come “….Il primo atto ufficiale da ministro, condiviso con le due federazioni maggiormente rappresentative della disabilità sia stato quello di inviare una lettera al collega Speranza, per sollecitare la platea delle persone con disabilità che dovranno avere insieme ai loro familiari, caregiver e assistenti personali, la priorità nella vaccinazione.”
Il ministro ha poi concluso come “…Fino ad oggi il criterio individuato fa riferimento all’articolo 3 comma 3 della legge 104/92, che disciplina i casi in cui la disabilità è connotata da particolare gravità. Manca ancora l’indicazione generalizzata per la disabilità, che deve assolutamente prescindere dalla gravità della loro condizione, affinché venga inserita come prioritaria. Continuerò ad insistere su questa linea in tutte le sedi istituzionali…”.
Negli ultimi giorni, la Ledha (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) e la Fand Lombardia (Federazione tra le Associazioni nazionali delle persone con disabilità) hanno lanciato un appello a Regione Lombardia perchè tutte le persone con disabilità, i loro familiari e caregiver siano inseriti nella “fase 1 bis” del piano vaccinale e possano ricevere al più presto il vaccino contro il Covid-19. Attualmente la Regione ha inserito in questa fase coloro che risiedono nelle Residenze sanitarie disabili e nelle strutture psichiatriche, oltre a chi è colpito da disabilità insieme ad altre patologie; tutte persone che saranno vaccinate dopo la fase dedicata a operatori sanitari e sociosanitari. Il presidente di Ledha ha però evidenziato come “…il rischio di questa situazione è che centinaia di persone con disabilità che non rientrano nelle categorie indicate per la “fase 1 bis” siano costrette ad aspettare settimane per la somministrazione del vaccino…”.
Ed è proprio in relazione a tale circostanza che mi ha particolarmente colpito l’intervento del noto giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti, padre di un figlio autistico il quale ha denunciato come sia: "Scandaloso dividere i disabili per codici per ricevere il vaccino"
Sul blog "Per noi autistici", Nicoletti solleva la questione delle persone affette da questo disturbo, dimenticate per quanto riguarda la priorità nella somministrazione del vaccino anti-Covid.
Testualmente così denuncia il noto giornalista “…Già 'fantasmi' per la scuola che non ha adottato nessuna strategia mirata alla loro condizione…", gli autistici (secondo quanto denuncia Nicoletti) “…non vengono citati neppure tra le categorie più a rischio, pur avendone le caratteristiche…”
Il giornalista prosegue spiegando come "…Nessuno di noi genitori sa se ci sia una possibilità che gli autistici possano essere tra i vaccinati. Nella Circolare del Ministero della Salute del 9 febbraio 2021, n. 5079, è elencato quali siano le persone 'estremamente vulnerabili'. Sono indicate varie aree di patologia, tra cui: Condizioni neurologiche e disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica). La parola "autismo" però non appare…"
Nicoletti prosegue la propria analisi evidenziando come "Per un ragazzo o un adulto autistico il contagio e la successiva degenza sarebbero un dramma, che questa persona vivrebbe all'ennesima potenza rispetto ad ogni altro suo coetaneo. Non parliamo poi di un'eventuale e malaugurata necessità di un ricovero, o peggio che mai di una terapia intensiva".
“…La pandemia ha operato, dunque, un’amnesia generale sull’esistenza delle persone disabili facendo calare ….più che mai… l’oblio istituzionale anche sulle loro famiglie, che da sempre se ne fanno quotidianamente carico…”
Nicoletti conclude con un’amara e disarmante riflessione "..Io ho 66 anni, ma se mi chiamassero per vaccinarmi, cederei il mio vaccino a mio figlio. Se si contagia lui, autistico grave con epilessia, questo potrebbe equivalere a farlo morire".
Con buona pace del diritto alla salute e dei nobili principi enunciati dall’articolo 32 della Costituzione.

Avv. Corrado Demolli

 

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